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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Assolo

E mentre te ne vai, mentre questa malattia si porta via dei pezzi di te, di quello che sei stata io ti guardo da vicino e da lontano. E indosso un rossetto rosso acceso come facevi tu quando ero piccola, come fai ancora adesso. E vorrei poterti cullare piano piano dolcemente, come si fa con un bambino, come di certo avrai fatto tu con me un sacco di volte. E vorrei dirti che passerà tutto, passerà. Invece no. Non è possibile. E mentre mi sembra di perderti per sempre mi aggrappo a te, a quell'immagine perfetta che ho nella mente. A quella donna fortissima e bella, in cima a quei tacchi sottili. E spero di essere un pò come te, che quella forza tu me l'abbia trasmessa con l'esempio o tramandata in un pezzetto di DNA. E vorrei stringerti forte così da non poterti perdere, da non doverti perdere mai. Come se potessi trattenerti, congelarti in quello che sei. Ma non si può. E tutto scorre come in un fiume d'inverno l'acqua gelata e non si può fermare. Ma ancora sei qui

Angolini di Torino: Mabì

Un altro posto di Torino che amo è un negozietto delizioso, proprio dietro piazza Vittorio che ha capi che sembrano usciti dal baule della nonna. Dal gusto antico, che sanno di una femminilità elegante, dei tempi andati, quando le donne nascondevano un sorriso dietro la mano, uno sguardo ridente e fuggitivo - come avrebbe detto Leopardi. Il posto si chiama Mabì e dentro è tutto di legno. E sa di casa, di familiare, ti ricorda i pranzi in famiglia di fronte ad un caminetto scoppiettante. Il taglio dei vestiti è originale, esclusivo. Il personale molto gentile. L'arredamento essenziale ma unico: capi disposti in armadi di legno, panche come una volta, tappezzeria colorata sui muri e tanti specchi ma sapientemente nascosti tra il mobilio. E tende spesse e chiare. Esclusivi anche i prezzi ma ogni tanto una follia è giusto concedersela, no? Mabì Via della Rocca 2/M Torino

Perché sposerai la persona sbagliata

Perché Walt Disney e la storia di Cenerentola ci hanno trasmesso un'idea che non esiste: l'idea che ci sia una persona giusta. La verità è che siamo tutti sbagliati, tutti imperfetti. Che non siamo facili e che non è facile vivere con nessuno, anche se pochi sono disposti ad ammetterlo. Perché non accettiamo che l'amore ci renda vulnerabili. Perché è come dire alla persona che amiamo: ho bisogno di te e dipendo completamente da te. Perché siamo talmente abituati a nascondere quello che sentiamo che pensiamo che lo faccia anche l'altro e non riusciamo a fidarci . E siamo inseriti in questo circolo di mancanza di fiducia per cui l'altro è solo un nemico, pronto a ferirci alla minima debolezza. Perché non riusciamo a considerare la possibilità che le opinioni divergenti dalle nostre non siano critiche volte a farci male. E se l'altro volesse aiutarci a crescere? Ad evolvere? Perché facciamo difficoltà a vedere l'altro nella sua interezza e lo vediamo come o b

Sarà un caso?

Alcuni sostengono che il destino non esista e che quello che ci accade sia solo il succedersi di eventi casuali. Se è così siamo il risultato della casualità su di noi. Quello che siamo però non è solo il frutto di quegli avvenimenti casuali, quanto piuttosto  il nostro modo di reagire a quell'insieme di eventi fortuiti. Siamo il risultato della nostra voglia di ricominciare, di mettere un punto e ripartire da zero. Di combattere per qualcosa, anche quando sembra che non ci sia più nulla per cui combattere. La differenza in questo mare di casualità che ci trasforma come l'acqua con i sassi del fiume è la capacita di cogliere delle occasioni in quelle casualità e di farne un punto di svolta nelle nostre vite. Io comunque credo che un destino esista. Che ci sia un disegno. Che come nella "Storia infinita" ci sia un libro per ciascuno,  una sorta di canovaccio. E che qualcuno lo legga e riesca a coglierne gli snodi narrativi nel momento in cui prendiamo delle decisioni

Quando tutto cambia

In questi giorni per motivi strettamente personali ho avuto modo di riflettere un pò sulla vita e sulla morte. Tutti la temiamo. Facciamo finta che non esista, che sia un accessorio. Ma non è così. L'ho capito la prima volta che ho perso qualcuno di molto importante e ci sono tornata su proprio questa settimana. La morte accorcia i tempi e mette tutto in una scala più piccola o forse più corrispondente al vero. Mi sembra che la morte livelli tutto e metta ogni cosa al suo posto. È come una strana lente di ingrandimento per guardare il mondo o forse una specie di biscotto simile a quello che mangiava Alice per diventare grande o per rimpicciolirsi, a seconda dei casi. Mia nonna diceva che l'unica cosa a cui non c'è rimedio è la morte. È come un fulmine che illumina la notte, un coltello che squarcia la tela, un buco in mezzo al cuore. È enorme e nera ed inesorabile. Di fronte ad essa non siamo nulla o forse siamo tutti troppo uguali. E cosi le preoccupazioni, la rabbia,

George Gray

Avevo pensato di tradurre questa poesia invece preferisco partire da qui per fare qualche riflessione. Il brano parla di coraggio e di paura. La paura di fallire in amore, nella vita, nella carriera. La paura come la giustificazione per le non scelte della vita. Una vita che è come una barca ferma in un porto. E dall'altra parte il desiderio di partire, di salpare alla ricerca di un senso e di un significato. Alla ricerca di una strada da percorrere. La consapevolezza che solo affrontando le proprie paure e facendosi condurre dai "venti del destino" si può veramente trovare il senso. In questi giorni mi sono chiesta se il coraggio è come un muscolo che può essere allenato, oppure se si tratta di una qualità con cui veniamo al mondo, come qualsiasi altro elemento del DNA: o ci nasci o niente. Io credo che sia la vita, le scelte che compiamo, le sfide che affrontiamo a "cacciarci fuori" il coraggio. Quindi sì, sono arrivata alla conclusione che il coraggio si