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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

Kitchen di Banana Yoshimoto

Un libro che vi consiglio di leggere è Kitchen di Banana Yoshimoto. Mi ricordo quando lo scoprii sul bancone di un supermercato e decisi di acquistarlo. È la storia di una ragazza, Mikage, che rimane completamente sola, senza famiglia e viene praticamente adottata dal suo compagno di scuola. Kitchen perché la cucina è l'elemento che lega tutti i momenti della storia: il rapporto della protagonista con la nonna, con il fidanzato, con il suo compagno di scuola. La cucina è la calma,l'amore, la meticolosità. E la storia è tutta permeata dalle atmosfere giapponesi di ciliegi e di petali che cadono lenti sul terreno. Dai riti, dalle corrispondenze tra segni e cose che succedono veramente. E una storia d'amore delicata e mai sussurrata tra i due protagonisti. Un rincorrersi senza fretta e senza davvero correre. Un cercarsi immersi nei ritmi lenti tipici del Giappone. Insomma quello che più di tutto colpisce della storia è la magia sottile e precisa del Giappone, di calme che non

Guilty of Dust

Eccola qui una poesia che mi è capitata per caso e mi è piaciuta. L'autore è Frank Bidart, professore, poeta e vincitore di un premio Pulitzer per la poesia. In Guilty of Dust l'amore, secondo quanto sostiene lui è la distanza tra noi e ciò che amiamo, come se fosse funzionale a colmare un vuoto interiore. È una spinta verso ciò che desideriamo e che ci manca, ed è una strada, il nostro destino. L'amore come forza positiva ma anche distruttrice, come qualcosa contro cui o in virtù di cui lottiamo e che per la sua intensità ci riduce in polvere (=dust). Una forza incontrollabile, una voce che non si può non ascoltare. E' il desiderio di sparire dentro l'arte in tutte le sue forme, esserci senza esserci davvero, completamente avviluppati in una dimensione che è altro dal reale. E tutta l'energia che pervade questo palcoscenico che l'autore sembra aver messo in piedi in questa poesia: una forza tracotante che sembra circondare autore e lettore in

Solstizio

Oggi è il solstizio d'estate. Il giorno più lungo dell'anno. All'apice del suo splendore da oggi in poi la luce inizia a scemare. Mi vengono in mente tutte le volte che nella vita le cose, arrivate alla loro maturazione poi piano piano si accorciano su se stesse, come foglie sotto le fiamme. Mi viene in mente che tutto è un ciclo, che nulla rimane fermo, uguale a se stesso. Le cose cominciano, finiscono, cambiano colore. Da un lato questo porta con sé un pizzico di tristezza, dall'altra la misteriosa magia delle cose imperiture, che non muoiono mai veramente. L'idea che possiamo nascere nuovi e ricominciare da zero, semplicemente decidendolo. E il rispetto del tempi. In una realtà che ci porta a correre continuamente rispettare i cicli è un atto rivoluzionario. Aspettare che i tempi siano maturi ed essere qui, esserci sempre,sempre presenti a se stessi. Molta felicità deriva dal saper apprezzare quello che c'è, nello stare in quello che c'è. Quindi auguro

Nelle mie scarpe

Quanti anni occorrono per diventare grandi? E cosa vuol dire poi essere adulti? A un giorno dal mio compleanno sento di dover affrontare l'argomento. Secondo i romani l'adolescenza terminava a 25 anni, quindi rientro ampiamente nell'età adulta, già da un bel pezzo oltretutto. Se leggiamo l'etimologia dei due termini (adolescente e adulto) entrambi hanno la stessa matrice: ad + alere che significa letteralmente "verso il nutrimento". La cosa che differenzia un adolescente da un adulto è che mentre per il primo si sta ancora " nutrendo", il secondo ha terminato questo percorso formativo. Personalmente la mia adolescenza è terminata forse una settimana fa. C'è da dire che io ho fatto sempre tutto in ritardo o con i miei tempi e quindi ci sta anche che la mia adolescenza si collochi un pò più in la rispetto a dove la collocavano i romani. Credo che essere grandi o adulti consista però più in un approccio alla vita e ai problemi che in una fascia

Storia di un capitano

E dove te ne vai marinaio con quei occhi azzurri come il cielo Chissà quanti mari han visto Che li han resi tristi Chissà in che lidi sei arrivato Quante terre hai conquistato Quanto in lontananza hai spinto lo sguardo. Chissà dove te ne vai marinaio con quegli occhi azzurri Come il mare Se ti sei perso a naufragare e poi ti sei ritrovato. E chissà marinaio se sei stato Capitano Di una ciurma il primo uomo E poi sei caduto giù. Chissà dove te ne vai marinaio Sai che la tristezza è l'altro lato della tenerezza? E quanto dolci sono quegli occhi tristi Che guardano lontano E nascondono segreti e parole Mentre fuori piove ed il mare è solo acqua. Marinaio,capitano di una nave che si è arenata Insegui i sogni dietro ad un sorriso. E io ti trovo sulla riva di una storia che non So raccontare E non oso domandare E tu non ci sei più

Tutto quello che c'è

Qualche settimana fa mi è capitato di fare una scampagnata con un gruppo di persone molto più grandi di me. Avrebbero potuto essere i miei nonni. E mi sono resa conto, guardandoli sorridere all'idea di poter camminare in un parco, di quanto la felicità sia semplice. Ogni giorno ci affanniamo all'idea di inseguire qualcosa, qualcosa che forse non c'è se non nella nostra testa quando in realtà non ci serve nient'altro oltre quello che è già nostro per sorridere un pò. Una cena fuori, una telefonata con un'amica, un messaggio di incoraggiamento. Alla fine della giornata tutti questi "potenziali nonni" hanno fatto un bilancio della scampagnata. E alcuni hanno detto che sono stati contenti di aver respirato dell'aria buona o di aver trascorso una giornata in compagnia. Mi sono resa conto di quante sono le cose superflue di cui ci circondiamo ogni giorno: pensieri, oggetti, ossessioni. E di quanto forse, più la vita ti scorre davanti più sei pronto a lasc