Da circa un mese mi sembra che i miei giorni siano tutti uguali. Mi sveglio al mattino, bevo un caffè, leggo la stampa. Trovo ogni modo per riempire il tempo. Riempire. Come se fosse un enorme spazio vuoto a cui dare un senso. Mi affaccio dalla finestra che da sulla strada cerco un segno di vita, qualcosa che non sia solo asfalto o palazzi o vie senza nessuno. La primavera è sbocciata, impertinente e senza ritegno di noi che dobbiamo rimanere a casa. Conosco ogni palazzo di fronte a me. Ne ho scrutato ogni balcone, ogni finestra, ogni tapparella. Ho guardato i cartelli "Andrà tutto bene", le bandiere dell'Italia (come se attendessimo i mondiali, come se tifassimo per noi come popolo), ho scorto i panni stessi, i colori, le stoffe e ho immaginato un sacco di storie su chi li indossa, sulle famiglie che abitano i palazzi, sulle vite dei miei dirimpettai. Che lavoro faranno? Cosa sperano? Cosa desiderano? Cosa temono? È sempre bello immaginare, sognare. Ivano Fossati dice
una finestra sul mio mondo: siete disposti a perdervi e ritrovarvi?