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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Calzino

Voglio ficcarmi nella realtà Ma rimanere capace Di abbracciare le nuvole Correre in un parco più forte che posso Come un cane che scodinzola in pausa pranzo. Mi armo solo di un sorriso e mi fido di questa brezza  Lascio tutto per un cielo di stelle per un sogno incredulo e lo realizzo Respirando questa mareggiata in cui vivo, tutto al rovescio.

Va dove ti porta il cuore, Susanna Tamaro

Immaginate di remare con calma su un lago. Il vostro respiro è ampio, vi prendete tutto il tempo. L'acqua è tranquilla e leggera sotto i remi. Tutto sembra lieve e facile e delicato. Leggere questo libro è come vivere questa tranquillità, questa delicatezza. Respirarla come si respira il profumo di un fiore appena sbocciato. Tutto ciò che succede è interno: sensazioni, emozioni, sentimento, silenzi, cose che hanno una grande eco interna. Va dove ti porta il cuore perché questo libro ti conduce ad un' apertura nell'interiorità. E ti ci porta per la mano. Tutto accade senza fretta, come un alito di vento che ti porta il profumo della lavanda. È tutto lì : tra quel ricordo di ieri e il tempo che si dilata come un tessuto bagnato quest'oggi. Poi arrivi al punto di pensare di aver compreso la storia, di aver colto il messaggio. Invece Ban! La Tamaro ti sorprende virando veloce e ti porta alla scoperta dell'animo umano, di te stesso, della luce e dell'oscurità che al

Mostarda

C'era una volta una leonessa, veniva dalla Sicilia e si chiamava Mostarda. Aveva combattuto molto nella sua vita, molte guerre. Aveva il cuore ferito per le battaglie che aveva dovuto affrontare . Un giorno si ammalò gravemente di un male incurabile, si chiamava Alzeheimer.  Il suo corpo era sempre forte ma la sua mente sempre più debole. C'era solo un farmaco che poteva calmarla quando Mostarda era agitata, calmarla non curarla. Ma Mostarda che era sempre stata una leonessa coraggiosa e testarda non voleva vedere la sua malattia, non ci riusciva. Conduceva la sua vita come se nulla fosse accaduto. Rifiutava la medicina, rifiutava l'aiuto che le sue figlie le davano. Diceva loro di andarsene dalla Savana che quella era casa sua, e che loro non avrebbero mai preso il suo posto. Tutta quella rabbia, quella sconsideratezza era la sua mente che parlava.  Per starle vicino bisognava fare finta che non ci fosse un problema. Ormai le sue figlie avevano imparato a nasco