Il momento


Una donna attraversa la strada. E' mattina. Una fredda mattina tra la nebbia torinese. Piove e Audrey si copre con un impermeabile rosso. I suoi occhi sono limpidi al punto che non riesci a crederci che possano dire bugie. Come quelle bambine coi calzini col bordo di pizzo e le ballerine bianche il giorno della comunione. Ti ricordano un' infanzia che profuma di saponette e giochi semplici. E così quella bambina cresce e diventa una donna fragile, sempre in cerca del sorriso del papà. Col cuore di ghiaccio che nasconde verità. E segreti. Che nasconde il dolore. Al punto che ti chiedi se quella bambola di plastica con la pelle di porcellana può ancora sentire. Oppure se ha il cuore di ghisa. Parole di ghisa. Decise, taglienti. E ti chiedi se sia in grado di amare. Le persone egoiste sanno amare? Perché l'amore può essere rivolto anche soltanto verso noi stessi? Non credo. Credo che questi occhi di vetro e questo cuore di ghisa non sia capace di amare nemmeno se stesso. Sempre a doversi difendere dagli errori. Sempre a dover dimostrare. A dover sembrare di essere qualcun altro. Qualcos'altro. Qualcosa di più di così. E tu sarai abbastanza forte da accettare l'idea che la perfezione non esiste? Che siamo degli esseri imperfetti. Che i sentimenti possono renderci grandi e spingerci lontani come le vele delle navi ma che al contempo sanno strapparci? E strappati e rattoppati lo siamo un po' tutti. Quelli che hanno scelto di non darla vinta alla paura, al dolore, alla rabbia. Quelli che sanno dare dieci, cento, seconde occasioni. Quelli che ci hanno messo tutto il piede nella pozzanghera e proprio il giorno in cui avevano indossato pantaloni bianchi. Eppure sono ancora lì. E hanno imparato che bisogna essere disposti a ricominciare sempre. Che la sola vera guida che cerchiamo e che ci serve siamo noi stessi. Che la conoscenza è un percorso, un viaggio che ti insegna ad aspettare. Che per imparare devi saper fidarti di te stesso. Che nessuno meglio di te sa come aiutarti, sostenerti,rispettarti.

Dopo la fine della storia con Arturo Giada aveva conosciuto Audrey mentre piangeva davanti ad una confezione di nutella al supermercato.

"Che succede tesoro?"

"Un ex fidanzato stronzo" disse Giada, asciugandosi la lacrima con la manica della camicia

"Ah, non bisogna mai piangere per un uomo!"

E così non si lasciarono più.

Giada amava la sicurezza della sua amica, la sicurezza con cui sembrava avere tutte le risposte, avere tutto quello che desiderava dalla vita. sembrava non avere mai alcun tipo di dubbio o perplessità. sembrava non avere mai bisogno di nessuno e di niente.

Era bionda, con gli occhi da gatta. Una streghetta, un bellissimo esemplare di felino su due gambe magre magre. Era bella, ma bella in un modo misterioso e magico.

Una sera che erano ubriache Audrey si avvicinò a Giada e la baciò. Fu un gioco stupido tra amiche che condividono tutto : trucchi, vestiti, segreti.

In quel momento Giada avvertii un turbamento profondo e lontano, una scossa allo stomaco e forse al cuore.

Le cose cambiarono dentro di lei. era confusa, si sentiva turbata, ferita. Come se sanguinasse in un punto del cuore che non conosceva veramente.

Il giorno dopo andò da Audrey e cercò di parlarle.

Mentre si stringeva in quell'impermeabile rosso che metteva sempre per andare a lavoro le disse "cosa c'è tesoro?"

"Ma...hai presente ieri?"

"Ieri cosa" disse accendendosi una sigaretta e circondandola con le labbra rosse

"Ti ricordi cosa è successo?"

In quel momento le squillò il cellulare e lei rispose senza nemmeno guardarla in faccia. "Ah, Giacomo! si certo ci vediamo stasera assolutamente!"

Giada rimase impassibile mentre Audrey faceva finta di niente. Chi era Giacomo? il suo nuovo ragazzo? l'ennesimo modo di dimostrarle che lei non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di lei.

Audrey uscii di casa correndo via, in una nuvola di fumo.

E così Giada le scrisse una lettera, prima di lasciare l'appartamento che avevano condiviso per due anni.

Cara Audrey,

il bacio di ieri mi ha turbato profondamente. Avrei voluto parlartene ma non me ne hai dato occasione. Così mi prenderò un pò di tempo per pensare. D'altronde hai sempre detto che avrei dovuto pensare a me e quale momento migliore di questo?

forse questo è il mio momento di essere egoista non credi?

Giada

Lasciò la lettera sullo specchio di fronte a cui Audrey era solita truccarsi. L'avrebbe trovata sicuramente.

Prese il borsone con tutte le sue cose e uscii dall'appartamento diretta verso la stazione di Porta Nuova. Non sapeva in che direzione si sarebbe mossa. Voleva solo andarsene da li e avvicinarsi un pò di più a se stessa. Anche se non sapeva da dove partire.

Salii sul primo treno, senza nemmeno guardare la destinazione. In quel momento pensò al sorriso di Audrey.

Come ad ogni viaggio in treno si affacciò dal finestrino mentre il treno partiva.

"Giadaaaaa!"

Audrey urlava il suo nome attraverso la stazione.

Ma come aveva fatto a trovarla? lo sapeva che quella ragazza aveva dei poteri magici. Lo sapeva.

Però il treno si muoveva veloce e allontanandosi dalla stazione il trench rosso di Audrey diventava sempre più piccolo fino a non vedersi più.

Il suo cellulare prese a squillare, ma era quasi completamente scarico. Quando Giada vide chi la stava chiamando, il cellulare si spense.

Il nome sul display era Audrey.

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