Diario di bordo: fiducia
Io della mia vita non c'ho capito un gran che. L'unica cosa che mi è assolutamente chiara è che ogni volta che ho cercato un appoggio, ogni volta che mi sono accostata a qualcuno perché mi sentivo fragile o debole la vita mi ha voluto sfidare o premiare. Ogni volta il mio appiglio si è spostato oppure se ne è proprio andato e io, apparentemente, sono caduta giù. E mi sono rialzata. Da sola. Ogni volta che cercavo l'appoggio, la vita mi ha fatto vedere che potevo (dovevo?) farcela da sola.
Questa vita così impetuosa, impietosa a volte cruda ma vera. Vera fino all'osso.
Quindi forse è questa la mia verità. La verità del 19. Devi condurre la tua battaglia, la tua avventura da solo. Non ti servono appigli. Come il sole. Il sole non si appoggia ai muretti per riposarsi un po'. Splende.
E poi c'è un'altra bellissima verità. Una donna saggia che non conosco direttamente una volta disse che non aveva paura di lasciare troppo libero suo figlio (diversamente da molte mamme italiane), perché avrebbe trovato molte madri nel mondo. Ho sentito che c'era una profonda bellissima saggezza in questa frase.
Io cerco mia madre e mio padre nel mondo e ne trovo tanti, sempre. In un sorriso, in uno sguardo, in una parola gentile, in un'inflessione della voce. La vita toglie la vita da. E queste madri e questi padri e magari questi nonni che ci mancano oppure questi fratelli e queste sorelle li incontreremo lungo il cammino, se facciamo un passo accanto all'altro sulla strada della vita. Ci si incontra ci si guarda ci si allontana, come fili che tessono un disegno grandissimo, macroscopico dentro il quale possiamo disegnare noi stessi: incontrarci, scontrarci, accoglierci come in un passo di danza o di bio danza. In tutto questo c'è una bellezza che non si può dire e non si può misurare ma che ci accoglie e ci sostiene ogni giorno se abbiamo fiducia.
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