Che cos'è la Sicilia?
Pirandello diceva che le parole sono vuote. Come dei contenitori di significato in cui ognuno inserisce il suo significato. E che per questo si trattava di strumenti imprecisi per descrivere e significare il mondo. Ho sempre dato grande valore alle parole: alle mie e anche a quelle degli altri. Pertanto faccio davvero fatica a sposare la tesi di Pirandello. Eppure penso che ogni tanto sia vero. Le parole non possono descrivere tutto. Non possono sempre dare voce ad un emozione pura profonda viscerale.. eppure sono uno dei mezzi che ci è stato dato per comunicare all'esterno di noi e quindi come mezzo va usato con coscienza rispetto e amore.
Tempo fa in un altro libro che mi è capitato tra mani diciamo così, qualcuno sosteneva che le parole sono importanti soprattutto quando le usiamo per comunicare cose indicibili.
E pertanto eccomi qui. Di fronte all indicibile spinta di venire in Sicilia, luogo dal quale vi scrivo questo post. Come alcuni di voi sapranno forse per il fatto che non troppo tempo fa le mie radici mi sono state strappate, forse perché nell'ultimo anno sono diventata io la radice di una nuova creatura sono corsa in Sicilia per ricontattare la mia terra madre (e notare che le parole non sono mai a caso, ma raccontano una storia e quella storia io la trovo sempre bellissima e affascinante). La Sicilia mi chiamava da lontano come l'eco del canto di creature magiche, acquose ed evanescenti. La Sicilia era la mia sirena ed io Ulisse. Ma anziché farmi legare al tronco della nave mi sono letteralmente buttata dentro l'acqua.
E questo è stato un viaggio strano, quello che ho fatto..un viaggio in cui ho contattato una parte di me che avevo bisogno di incontrare che ha a che fare con l'essere figli e l'essere genitori, dimensioni che spesso ci mettono in contatto con tutto il resto del mondo e questo io lo trovo meraviglioso.
Durante il viaggio ho incontrato qualche difficoltà, qualche imprevisto. Le cose non sono partite come mi aspettavo eppure tra gli imprevisti e le difficoltà, pur essendo iniziato con una bassa quota questo viaggio tutto si è trasformato ed ho compreso che spesso le difficoltà sono delle opportunità per vedere le cose diversamente per giungere a porti che ci sarebbero stati preclusi e che quando inizi a ringraziare per tutto ciò che accade bello, brutto, preventivato o imprevisto, quando fluisci quando accogli tutto cambia e vedi la medaglia sotto altri mille possibili lati (questo non vuole dire che questo colpo d'occhio sia sempre alla portata, a volte ci si deve lavorare un po').
E così mi sono ascoltata una delle mie canzoni preferite una che è un vero manifesto di vita, tra le mie poesie più care "Gracias a la vida". E ho ringraziato per tutto tutto quello che ho : spesso abbiamo tanto e non lo vediamo. Quante volte ho sentito questa frase. Ma stavolta me lo sono ricordata da sola.
Poi questo viaggio è stato costellato da una grandissima domanda pulsante: dov'è la Sicilia, che cos'è la Sicilia? La Sicilia sono i nomi delle città, i loro suoni, il punto dove sono posizionate, le storie che tutti questi elementi insieme raccontano: Giarre, Acireale, acitrezza, Ortigia, Siracusa, Bronte per citarne alcuni. In quella voce che le chiama che le pronuncia io sento quel pulsare profondo del mio cuore. La Sicilia sono gli sguardi, il dialetto, i gesti delle mani per fare un messaggio più preciso, più denso di significato, la Sicilia è la carta velina che avvolge la brioche col tuppo, l'acqua frizzante gratis che sempre accompagna il caffè al bar, la "r" sonora che non sono capace di fare ma che so riconoscere, uno sguardo che ti talia in un certo modo, il fritto degli arancini, degli iris, il colore verde del pistacchio, il gusto della mandorla dolce e antico, le strade nere di pietra lavica di Catania, le benedizioni dentro le chiese, l'energia il disordine l'essere viva di una città come Catania, la pasta con le melanzane, il 18 di agosto, la mia foto da piccola a casa di mia nonna, la seta dei suoi vestiti, la terrazza dove a volte abbiamo mangiato sotto le stelle, il suono delle mani di mia nonna che si grattano la testa che ricordo molto bene, la sua risolutezza. Un discorso pieno di sguardi e poche parole, un vociare fragoroso, l'acqua del mare leggera e accogliente, la spiaggia libera che chiede l'ombra degli ombrelloni. E poi c'è una Sicilia delicata e colorata che guarda negli occhi che danza, che ascolta che sente. E c'è l'Etna terra infuocata dentro la terra che scorre dentro a chi qui ci vive, ci è nato. La forza imprevedibile e che non puoi combattere che spesso espira fumo dall'alto.
Sono venuta qui per cercare le mie radici sotto i piedi, per essere radice anche io più ancorata alle mie radici, io che mi sento arcipelago del mondo tra questa terra lavica, forte, decisa e una città ordinata ed aristocratica come Torino.
Sono passata dentro di te, tu sei rimasta dentro di me ma ti vado cercando per trovare anche un po' me stessa.
Sono riuscita a rendere ciò che sento, ciò che ho respirato, le lacrime che ho pianto andandomene, salutando oppure vi sono sembrati vuoti questi discorsi?
Forse Pirandello direbbe di sì che sono vuote anche queste parole eppure queste sensazioni le porto e le sento dentro in un punto tra il cuore e lo stomaco che non si fa dire ma che sta lì.
Cu nasci tunnu, 'un pò mòriri piscispata
RispondiElimina