Possiamo guarire da soli. Sono giunta a questa conclusione ultimamente. Quel giorno per l'ennesima volta mi sono messa in competizione con una compagna di classe. Facevamo lo stesso esercizio ed ad un certo punto mi sono messa a guardarla, ad ascoltare il ticchettio incessante delle sue dita sulla tastiera come se quel suono potesse scandire il mio tempo, come se fosse una strada che portava ad un ineluttabile destino. L'ho guardata, ho guardato il mio monitor e ho provato un profondo senso di inadeguatezza. Una voce dentro la mia testa ha iniziato a dirmi che non ce l'avrei fatta, che non ero brava abbastanza, che non ero come lei. Poco importa chi fosse la mia vicina di banco ma non era la prima volta che sentivo quella voce. Quello che importava era cosa quella voce dicesse a me.
Mi diceva che ero inadeguata. Inadeguatezza. Cosa significa? Non essere uguali (agli altri). Perché la diversità dovrebbe essere un problema? Diversamente da altri momenti in cui sarei fuggita da quel sentimento, l'altro giorno ci sono stata dentro. L'ho respirato. Ho voluto salpare e vedere dove mi stesse conducendo.
Ho così compreso come tutte le nostre paure sono in realtà uno strumento potente per conoscerci. Il mio senso di inadeguatezza mi ha detto quanto fosse importante per me sentirmi accettata ed amata, vista, riconosciuta.
La guarigione può avvenire da soli: riconoscendo le nostre paure, ascoltando la nostra ombra, accogliendo la nostra diversità che altro non è che la nostra unicità. In questi casi l'altro, quello più bravo, più bello, più ... di noi è solo un simbolo di qualcosa di profondo che si muove dentro la nostra anima. Per stanarlo e per farci pace, per zittire quella voce basta darle ciò che desidera che poi spesso è quello che ci manca e di cui abbiamo più bisogno.
Commenti
Posta un commento