La metamedicina, l'abbondanza e le credenze limitanti

 

Qualche giorno fa ho assistito ad una presentazione della scuola di metamedicina in cui si affrontava il tema dell’abbondanza. Questo post nasce da quell’incontro, dalle mie impressioni su di esso e dall’aver sottoposto una serie di domande sulle tematiche in oggetto ad una serie di persone che si sono rese disponibili a raccontarsi in relazione ad esse.

Ad ogni modo per chi non la conoscesse: la metamedicina è  un approccio alla vita; si tratta di un metodo di guarigione e di profonda conoscenza di sé stessi inventato da Claudia Rainville, scrittrice, biologa e conferenziera secondo cui esisterebbe una profonda connessione tra il nostro sentire ed il nostro corpo fisico.

La metamedicina nasce nel 1987 e studia la connessione tra i disturbi fisici o relazionali e le emozioni profonde che possiamo aver vissuto e che possono essere stati la causa di un disequilibrio interiore.

Ogni sintomo, ogni malattia sostiene la metamedicina è l’espressione (o forse sarebbe meglio dire l’espressione mancata) di un profondo malessere interiore a cui non abbiamo dato voce e che quindi ha trovato la sua espressione concreta in una patologia fisica.

 Le relatrici hanno invitato il pubblico a chiedere che cosa fosse l’abbondanza per loro. E a pensare all’abbondanza in molti ambiti della vita: lavorativo, sentimentale, relazionale.

Per la prima volta ho riflettuto seriamente su questo termine con un senso di strano imbarazzo che ancora oggi non so spiegare. L’abbondanza mi fa pensare al quadro di Bacco con i grappoli d’uva sul capo oppure alla cornucopia con cui si associa normalmente la dea Fortuna. 



Ma c’è qualcosa nel profondo che non voglio sentire o vedere e che mi imbarazza, credo che non sia possibile? Credo che non esista? Non saprei

Se ci penso e ci rifletto l’abbondanza per me ha a che fare con i soldi e forse per questo si spiega il mio disagio…

Ho intervistato alcuni amici per sapere come vedono l’abbondanza, che cosa sia per loro: le loro risposte:

abbondanza= gioia di vivere

abbondanza= abbandonarsi alla vita, saper cogliere quello che c’è quando c’è

abbondanza= vedere ciò che c’è anziché ciò che manca

abbondanza= una visione di completezza e benessere che abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza umana

“l’abbondanza è quando mi sono resa conto che avevo un piumino per scaldarmi, un letto e una coperta e che avrei mangiato tutti i giorni”

 

Che cos’è per voi l’abbondanza? Ci avete mai riflettuto?

Alcuni ancora hanno spiegato che per loro l’abbondanza ha a che fare con la possibilità di avere del tempo per sé, da dedicare alle proprie passioni. Altri hanno parlato di quanto l’abbondanza abbia a che fare con il valore che ci diamo.

Ciò che dice la metamedicina (come molte altre discipline a dire il vero) è che il nostro modo di raccontare la realtà ed in questo caso l’abbondanza crea il mondo in cui viviamo.  Esistono molte credenze limitanti ossia convinzioni e pensieri che diventano delle vere realtà nella nostra mente e ci impediscono di essere felici e di ottenere ciò che desideriamo nel profondo.  Tra le credenze auto sabotanti  associate all’abbondanza che sono state citate durante la presentazione ci sono ad esempio:

·        non si può avere tutto dalla vita

·        meglio un uovo oggi che una gallina domani

·        meglio tenere un profilo basso per non sembrare arroganti

possiamo riprogrammare la nostra mente cambiando queste rispettivamente così:

·        mi merito ciò che desidero dalla vita

·        meglio un uovo oggi e una gallina domani (perché una cosa deve escludere l’altra?)

·        meglio essere coerenti con ciò che siamo nel profondo

Le nostre credenze esprimono come limitiamo il nostro concetto di abbondanza e come ciò può influire su come percepiamo il mondo e su come possiamo attrarla o allontanarla da noi.  

Per molte persone l’associazione tra abbondanza e i soldi è automatica. Anche in questo caso le relatrici hanno invitato il pubblico a chiedersi cosa fossero i soldi per loro e cosa fossero stati per la loro famiglia di origine. Come per molte altre cose nella vita, anche per i soldi impariamo ad attribuire il valore osservando i nostri genitori ed ereditiamo quel significato facendolo nostro, a volte senza neanche metterlo in discussione.

Cosa sono per me i soldi?

Qualcosa che mi serve essenzialmente per vivere. Alcuni degli intervistati l’hanno definito una merce di scambio.

Io posso dire che ne percepisco il potere e il senso di responsabilità ad esso associato. In casa quando ero piccola non si parlava apertamente di soldi, mia madre diceva proprio così “che non era bello parlarne” e così io sono un po' cresciuta pensando che fossero un tabù, una cosa da tenere nascosta, di cui non si potesse parlare non so per quale motivo. Qualcosa di importante e pericoloso allo stesso tempo: era questo che mi comunicava il divieto a parlarne. Era però spesso causa di discussione in casa: non se ne parlava con tranquillità e se se ne parlava era per litigare.

Col il tempo ho capito che il denaro è veicolo di grandi significati: spesso lo si associa al valore che si da ad una persona ed inoltre ho visto spesso famiglie litigare per questioni economiche che nascondevano questioni effettive: al momento dell’eredità i soldi sono stati spesso al centro di conflitti per capire chi dovesse accaparrarsi di più tra una serie di fratelli (ovviamente il binomio era: più erediti più ti vogliono bene). Una volta un’estetista mi aveva raccontato di come i conflitti tra suo padre e i suoi fratelli per un terreno agricolo fossero cessati quando suo padre aveva deciso di vendere le terre ai fratelli (oltretutto ad un prezzo inferiore rispetto al valore effettivo).

I miei intervistati mi hanno raccontato che hanno spesso visto i genitori lavorare sodo per comprarsi una casa oppure i soldi erano l’espressione del successo di una persona nella vita. E così per molti i soldi sono legati all’idea e all’importanza di risparmiare. Per alcuni i soldi sono legati alla capacità di saper amministrare le proprie risorse. Per altri più importante di sapere amministrare il denaro è vivere inseguendo ciò che davvero ci entusiasma.

Spesso ci si sente anche in colpa a guadagnare più dei propri genitori: un guadagno superiore allo stipendio di mamma e papà spesso ci fa sentire di tradirli: questa rientra certamente tra le credenze depotenzianti.

E infine ci sono i luoghi comuni associati ai soldi e alle persone ricche:

-le persone ricche sono cattive o si sono arricchite a discapito di qualcun altro

-le persone ricche sono antipatiche o tristi perché pensano solo a far soldi

-i soldi sono sporchi (insieme all’intimazione di lavarsi le mani dopo aver toccato i soldi)

 

I soldi, l’abbondanza sono legati al pensiero di poter meritare una vita ricca di persone, di amore, di relazioni sane ed appaganti, di un lavoro che ci piaccia profondamente.

Pertanto vi invito a chiedervi:

Pensate di meritare di essere felici?

Pensate di meritare un lavoro che vi piaccia?

Scrivo tutto questo perché in seguito alla presentazione che ho seguito ho realizzato quanto non avessi mai riflettuto su questi concetti che sono importanti, non solo per la ricchezza o per i soldi in sé ma anche per il valore che ci diamo, per cosa rappresenta per noi il concetto di avere un valore o per cosa può significare pensare di meritare o meno qualcosa o qualcuno che ci faccia sentire l’abbondanza nella nostra vita.

Non tutti gli intervistati hanno risposto a tutte le mie domande, mentre attendo però ho sentito l’urgenza di raccontare ciò che queste riflessioni hanno scatenato in me. Se vorrete contribuire con le vostre potete scrivermi abbondantemente o meno (quello dipende solo da voi e dal vostro concetto di abbondanza).

 

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