Binari


“E tu ci pensi mai a come sarebbe stato?” disse Caterina stringendosi nelle spalle e sentendo ancora più freddo.
Lui attese qualche minuto, prima di risponderle, la guardò fissa negli occhi per un istante che parve lunghissimo e disse “ci penso ogni giorno” fissandosi le punte dei piedi.
Erano i primi giorni di ottobre, e il parco del Valentino sembrava freddo, desolato mentre i pensieri di Caterina e Luca correvano lontano nel tempo.
Si erano conosciuti in estate, in una torrida giornata al mare.
Lui la notò subito, un enorme cappello di paglia che la rendeva un po' snob e un costume nero che le fasciava il corpo. Leggeva un libro assorta, completamente assente.
Lui, faccia da schiaffi e capelli ricci si avvicinò a lei e le disse “ti consiglio di non leggerlo, è un libro pallosissimo”.
Lei, alzò la testa infastidita, ma il suo sguardo cambiò alla vista di quel ragazzo dall'aria vivace e ribelle. Così anche se avrebbe voluto dirgli “fatti gli affari tuoi” riuscì solo a dirgli “ok”, chiuse di scatto “Cime tempestose” e iniziò a sorridergli.
In una circostanza diversa, gli avrebbe dato una rispostaccia, ma era estate e aveva appena passato la maturità dopo un lunghissimo anno di studi e Caterina aveva solo voglia di distarsi un po', senza pensare a nulla.
“E' così facile attirare la tua attenzione?”disse Luca, con fare strafottente
“Il fatto che ti risponda è solo perchè sono una ragazza molto educata, al contrario di te”
Luca guardò fisso Caterina, notando che stava diventando rossa, e iniziò a sorridere anche lui. Non ascoltava le sue parole perchè non riusciva a fare altro che notare le sue mani piccole e delicate, gli occhi neri e profondi e le lentiggini che le sfioravano il viso.
Trascorsero un estate di falò, stelle cadenti e desideri condivisi. Ma erano troppo giovani perchè le cose potessero andare avanti.
Lui era di Torino mentre lei viveva a Milano, una distanza non incolmabile, ma comunque notevole perchè tra loro iniziasse qualcosa che durasse più di un'estate. E così passarono gli anni, anni in cui si avvicinavano e si allontanavano. Si vedevano solo in estate, e passavano tutti i giorni insieme, e tutte le notti. E ogni volta era come la prima, sempre più travolgente, indimenticabile. Ma ogni inverno tornavano alle loro vite e si sentivano solo ogni tanto.
Così gli anni passarono, cambiandoli, come l'acqua che leviga le pietre dei fiumi:lentamente, ma in maniera definitiva. E l'amore che si erano promessi non durò per sempre ma solo per qualche anno, anche se non smisero mai di pensarsi.
Così un giorno in cui la vita di Caterina stava per cambiare in maniera definitiva, lei sentì che aveva bisogno di un salto nel passato: a volte per andare avanti, dobbiamo guardarci indietro.
Trovò il numero di Luca in una vecchia agenda, dopo alcuni istanti di esitazione, compose il numero e attese che qualcuno rispondesse dall'altro capo del telefono.
“Pronto” rispose una voce femminile, con un accento dell'est.
Caterina, un po' titubante, gli disse “cercavo Luca”
La voce dell'est rispose “è sotto la doccia, chi devo dire?”
Caterina, mise giù.
Quando Luca uscì dalla doccia chiese “Irina, mi ha chiamato qualcuno?ti ho sentito parlare al telefono”
Irina, slacciandosi il grembiule disse “una donna, però ha messo giù subito. Signor Luca io vado, per oggi ho finito”. Va bene Irina, ci vediamo la prossima settimana, disse Luca distrattamente, guardando il cellulare e notando un numero che conosceva molto bene.
Luca non la richiamò, non era pronto a sentirla. Non era pronto a sentire quella voce così familiare, così importante che riusciva a renderlo triste in un secondo.
Caterina pensava a lui, a tutto quello che avevano condiviso, ai pensieri filosofici e a tutte le domande esistenziali a cui avevano cercato di rispondere insieme nelle lunghissime notti d'estate, sotto le stelle. Pensava alle loro mani che si intrecciavano accanto alle barche in spiaggia dove si nascondevano per sfuggire ai genitori, ai bagni in mare nelle notti d'estate quando sembrava che le cose non avrebbero potuto cambiare mai.
Ma le cose cambiano, cambiano sempre. A volte cambiano senza che ce ne si accorga, così un giorno mentre sei al solito bar conosci un ragazzo, iniziate a frequentarvi e quando ti rendi conto di quello che sta succedendo ti ritrovi fidanzata, e la data del matrimonio già decisa.
Ma Caterina aveva bisogno di capire in che direzione stesse andando la sua vita, così un lunedì mattina prese un treno, senza nemmeno pensare a cosa stesse facendo e una volta arrivata a Torino andò sotto casa di Luca, ma senza avere il coraggio di suonare.
Lo sguardo di Caterina si perdeva tra il rosso e il giallo delle foglie del Valentino, casa di Luca era proprio li di fronte.
Come ogni mattina prima di andare a lavoro lui correva proprio in quel parco e all'improvviso notò una schiena che conosceva benissimo, stretta in una giacca di pelle nera. Era lei. Si fermò di scatto senza sapere che fare. In quell'istante Caterina, come se avesse percepito lo sguardo di Luca addosso, si girò e così i loro occhi si incontrarono. Fu un attimo indefinibile, passò davanti a loro tutta la vita in un secondo.
Lui disse solo “Ciao”
Lei sorrise, ma aveva due piccole lacrime che le bagnavano le guance.
Si abbracciarono, senza sapere bene cosa dirsi dopo moltissimi anni che non si vedevano più. Lui le toccò la testa e le baciò la fronte. Lei si sentì protetta e vulnerabile allo stesso tempo mentre respirava il profumo di Luca.
“Che ci fai qui?” disse Luca.
“Passavo di qui” disse Caterina, rigirandosi nervosamente una ciocca di capelli attorno al dito e simulando una risata disinvolta.
“Avevo bisogno di vederti, di rivederti”
“Ma, fare una telefonata no?”
“Ti ho chiamato ma mi ha risposto una donna, la tua fidanzata”
“Mi ero dimenticata di quanto fossi gelosa, Cate” disse sorridendo mestamente Luca
“Comunque non è la mia fidanzata, è la donna delle pulizie”
“Credo che avrei più diritto io di chiederti del tuo fidanzato, o no?”
Caterina lo guardò sorpresa, come faceva a saperlo? E se avesse saputo che lei stava per sposarsi? come avrebbe fatto a dirglielo?
“So che sei fidanzata, una sera ero venuto a Milano per parlarti ma ti ho visto con un ragazzo in macchina e ho capito che le cose non erano più come pensavo".

Chiedendogli se avesse mai pensato a come sarebbe stato stare insieme davvero, Caterina si sentiva fragile, ma aveva bisogno di sapere e di capire se anche lui provava per lei quello che lei sentiva per lui.
Sentiva che se non avesse fatto quella domanda, se non avesse saputo, non avrebbe mai potuto andare avanti con la sua vita.
A lui venne in mente la prima volta che vide quelle lentiggini allegre e quegli occhi neri che riuscivano a leggerti dentro, arrivare in fondo all'anima e non staccarsi più.

Ci pensava spesso Luca, molto spesso, anche se gli faceva male. Si tolse il berretto e si accarezzò i ricci che Caterina aveva toccato moltissime volte.
“Ma mi fa talmente male che a volte provo a non pensarci, ma non ci riesco, Cate” e strinse i pugni.

“Ho dovuto andare avanti con la mia vita Cate, proprio come hai fatto tu. E ci sono cose che nel tempo l'hanno cambiata in maniera definitiva, ma di questo, se vorrai te ne parlerò più avanti. Ti va un caffè?”
Lei annuii, continuando a fissare i ricci biondi di Luca, cercando di non farsi vedere. Lui le prese la mano, quella mano delicata e sottile che aveva toccato tante volte e la condusse a casa sua. Chiuse la porta di casa. Era un po' strano trovarsi ancora insieme, così vicini, dopo tutti quegli anni, tutta quella vita vissuta in due città diverse.
Ma i loro cuori si conoscevano bene e non si erano mai davvero separati. Così quando Luca accese la moka per fare il caffè, Cate lo abbracciò come se fosse l'ultima volta che si sarebbero visti.
Lui si girò, le baciò il collo e la strinse forte a sé.
E fu come quando il sole scioglie il ghiaccio, lentamente ma in maniera inesorabile, un'altra volta insieme uniti nei sentimenti e nel corpo. Come se nulla fosse cambiato, come se lei non avesse mai conosciuto Marco, il suo promesso sposo. Si addormentarono insieme ma quando si svegliò Caterina trovò un biglietto sul letto che diceva “non scappare, torno subito”.
Si alzò e fece un giro in casa di Luca e all'improvviso vide una foto di un bambino di circa due anni che era appesa al muro. Aveva gli stessi ricci di Luca e lo stesso sguardo.
Caterina capii, capii che era il figlio di Luca. Comprese cosa intendeva lui dicendo che la sua vita era cambiata in maniera definitiva. Realizzò che le loro vite avevano preso due direzioni diverse e che alcune storie d'amore viaggiano lungo dei binari, sempre in qualche modo simili e vicini ma mai troppo per potersi toccare ed incontrare davvero.

Capì in un secondo che lei doveva andare avanti con la sua vita, che Luca avrebbe sarebbe sempre stato nel suo cuore ma che il loro amore così forte ed inesorabile non era semplicemente destinato ad essere. Si sarebbero sempre amati, moltissimo, ma solo da lontano. Avrebbero sempre pensato a tutto quello che avrebbero potuto essere ma che non sarebbero mai stati veramente. Si rivestì e uscì da casa di Luca di corsa, piangendo. Piangendo mentre correva verso la stazione e prendeva il treno, stretta nella sua giacca nera, rigirando il suo bellissimo anello di fidanzamento attorno al dito e ripercorrendo il loro amore mentre Torino si allontanava, al di là del finestrino del treno, che correva lontano e veloce sui binari, gli stessi binari che erano tanto simili alle loro vite e al loro amore.

immagine da forkkn.com

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