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Yo no soy marinero

Il due gennaio di due anni fa la mia vita è cambiata radicalmente. Una strada in salita, dubbi e poi un sentiero serpentinato che dove conduce ancora, a dire il vero, non si sa.
Ho messo un sacco di punti, per ricominciare. Perché alcune cose erano finite e dovevo essere pronta ad iniziarne altre.
Ora punti non ne metto, che ne ho raccolti a sufficienza,  però inizio questo anno piena di grandi speranze di fronte ad una pagina bianca che più bianca non si può.
Sono pronta a scrivere su questo enorme foglio di carta liscio. A metterci del peso sopra, il peso delle mie scelte e delle mie decisioni.
E oggi andando in metro è successa una cosa grandiosa nella sua apparente semplicità. Un uomo cantava "la bamba". E tra il grigio delle facce di Torino, tra i volti seri, annoiati, presi in conversazioni virtuali con i loro pollici sugli smartphones è successa una magia. Mi sono sentita improvvisamente felice.
L 'uomo cantava e ho registrato due frasi: " yo no soy marinero, soy capitan": io non sono un marinaio, sono il capitano.
E questo vale sempre per tutti. A volte ci sentiamo invisibili e dimenticati, incolpiamo gli altri o il passato delle nostre infelicità: però siamo sempre noi i capitani delle nostre vite. Incolpare gli altri corrisponde a non riconoscere la nostra responsabilità nelle cose che abbiamo oggi e che abbiamo scelto.
La seconda frase è stata: "Para llegar al cielo se necesita una escalera chiquita": tradotto vuol dire che per arrivare al cielo serve una scala piccola: cioè le stelle non sono poi così lontane: io l'ho tradotto così.
E così presa da quella magia ho dato un euro al musicista improvvisato: anche se la felicità e la magia non si possono comprare.

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