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Uno, nessuno, centomila

Non credo di aver capito gran che della vita, nonostante io abbia vissuto già qualche anno.

ho forse capito un paio di cose su di me, abbastanza importanti credo ma non so, o meglio non penso, possano definirmi anche perché il nostro io cambia nel corso del tempo e non mi è mai piaciuto essere inscatolata in una definizione e forse, a dire il vero, non piace a nessuno.

credo che conoscersi richieda impegno e che richieda tanto amore. Credo che si possa imparare ad amarsi, nel senso di avvicinarcisi tanto alla parte più profonda di noi, coglierne i difetti,  come Gulliver che sulla terra di Brobdingnag essendosi fatto piccolo, riesce a vedere le persone talmente da vicino da coglierne gli aspetti peggiori, come i pori della pelle (si avvicina talmente tanto alla Regina da essere disgustato dalla sua peluria e da come il viso o il seno appare da vicino). Credo che si debba partire proprio da lì per comprendersi, e credo che questo approfondimento di sé duri tutta la vita , sia un percorso ad ostacoli con delle trappole e spesso faticoso.

Perché credo che esistano almeno due possibili "noi" a dire il vero, forse ce ne sono migliaia (magari davvero uno, nessuno e centomila, come diceva Pirandello): uno è quello che siamo, uno è quello che ci hanno insegnato ad essere. Queste due realtà a volte si scontrano profondamente, irrimediabilmente al punto da creare degli scoppi incredibili. Ma d'altronde il mondo non sarebbe nato senza un big bang iniziale.

A volte mi porto in giro, mi sto accanto, mi faccio simpatia. parlo con me e mi ascolto e mi rispondo (sarà follia? rido)

A volte invece mi scanso da me stessa, mi dissocio, mi redarguisco e mi dico che non vado bene per niente.

Oscillo tra queste due realtà, tra questi due possibili mondi. E vivo e rido e scalpito e crepito come una scintilla tra le fiamme.

E a volte non mi trovo. non sono da nessuna parte ed in nessun luogo. A volte questo è bello. Come se potessi confondermi nel corso di un fiume, tra le onde del mare, in un soffio di vento.

E a volte sono terra: solida, ancorata all'asse terreste in qualche strano modo.

E a volte mi rendo conto che posso e possiamo essere molto più di noi, molto più di questo profondissimo pezzo di realtà. Come se la nostra anima potesse estendersi ben oltre il nostro corpo e raggiungere realtà ed universi anche molto lontani da noi.

Così come possono esserci molti possibili noi, possono esserci anche molte possibili realtà.

Uno è il mondo per come lo immaginiamo, e uno è quello per come ne facciamo esperienza, per quello che ci succede e che viviamo.

Io? voglio stare nella terra di mezzo, in equilibrio su questa fune tra l'immagine ideale di un mondo che per lo più non è reale e quello che mi succede.

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