In quest'ultimissimo periodo ho avuto la grande fortuna di trovarmi dall'altra parte della staccionata o della barricata. Insomma di non vedere più le cose solo "con i miei occhi" ma di poterle respirare e indossare con i panni di qualcun altro. È strano come cambino le cose quando le viviamo in prima persona: ci si arroga spesso il diritto di giudicare quello che sentono vivono scelgono gli altri, ma quando siamo noi? Sembra un'altra vita, un altro sguardo sulle cose, un sentire più vicino al resto del mondo.
Ho imparato in prima persona quante paure, fragilità vivono alcune donne in momenti della propria vita in cui si cambia moltissimo per motivi fisici, ormonali psicologici. Ho assaggiato la tristezza profonda di fronte allo scollamento tra la realtà per come pensiamo che debba essere e quello che è. Che le opinioni non servono poi a tanto: forse solo a darci l'illusione di poter controllare ciò che viviamo e le nostre reazioni. Che non c'è davvero separazione tra noi e qualcuno che è molto distante da noi (e non parlo di distanza fisica).
Eppure quanto è facile giudicare? Il giudizio è una scorciatoia. Credo che nasconda la paura di non sapere come saremmo noi in una situazione che non conosciamo. Credo che sia come un riparo dall'immenso non sapere (come lo chiama Chandra Livia Candiani) che ci circonda e che ci terrorizza.
Quando ero piuttosto piccola mi ricordo di aver aperto l'acqua nel lavandino del bagno. Scorreva in un flusso omogeneo che sembrava monolitico come una colonna. Avvicinai la mano per afferrarla e rimasi a bocca aperta accorgendomi che non solo non potevo acciuffarla come avrei fatto con qualunque oggetto, per quanto scivoloso ma più forza mettevo al tentativo di catturarla tra le dita, più sfuggiva anzi: si divideva in mille rivoli che mi sfioravano la pelle. L'acqua mi vinceva. Io non riuscivo a prenderla eppure lei non smetteva di toccarmi.
Credo che la realtà sia questo. Un flusso inarrestabile che non possiamo controllare. Eppure esiste e ci lambisce ogni giorno, più forte di noi. Per assaporarla possiamo solo aprire le mani e accoglierla, non esiste forza che possa trattenerla.
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