Qualche giorno fa sulla pagina Facebook del blog ho condiviso una poesia di Gloria Momoli che parlava del cambiamento e della trasformazione che subiamo nella vita e di quante volte passiamo il tempo a guardare quello che eravamo una volta, ciò che abbiamo perso e non siamo più. Personalmente penso che il rimpianto sia un inutile spreco di tempo perché quello che è passato ormai è andato e non torna. Così quando l'altra sera in TV ho visto la nuova fatica televisiva di Kirsten Dunst, che si chiama On becoming a God, di fronte alle profonde trasformazioni fisiche dell'attrice nel tempo (se ripenso a com'era quando ha interpretato la fidanzata di in Spiderman con Tobey Maguire) mi è tornato alla mente questo concetto di cambiamento e di trasformazione. In Spiderman la Dunst è estremamente magra, quasi androgina. Nella nuova serie di Netflix invece la sua fisicità è molto diversa da quella ragazza. Le sue forme sono morbide, voluttuose, molto femminili.
È come se l'età le avesse regalato un nuovo fascino consapevole e più maturo. Anche il personaggio che Kirsten interpreta nella serie subisce grandi trasformazioni, non tanto a livello fisico ma legate soprattutto alla propria condizione sociale. Da moglie e madre passa ad essere vedova responsabile al 100% della propria famiglia e dei propri introiti. Nell'affrontare questa trasformazione completamente da sola e senza il supporto economico di nessuno prende molte decisioni, non tutte giuste a mio avviso, ma persegue con grande determinazione i propri obiettivi e arriva materialmente e profondamente a trasformare la propria vita e la propria condizione. Osservando questo personaggio femminile molto forte e davvero protagonista della propria vita, soprattutto da un certo momento in avanti cioè a partire da quando perde il marito, ho ricominciato a pensare al concetto di trasformazione di cambiamento. Non so dire come mai in questi anni la fisicità dell'attrice sia così cambiata: sono state le gravidanze? E' una scelta televisiva legata al personaggio? Ha avuto dei problemi di salute? Non so bene cosa sia successo ma è evidente quanto, almeno fisicamente, l'attrice sia cambiata: trasformazione che va al di là del ruolo che interpreta nella serie.
Quante donne di fronte ad un cambiamento così importante a livello fisico si sarebbero sentite sbagliate, inadeguate, poco affascinanti? Penso che sarebbe successo anche a me, penso che mi sarebbe venuta una grande nostalgia di quella che ero un tempo. Per quanto riguarda la Dunst non ci è dato sapere come questo cambiamento fisico sia stato vissuto dall'attrice però io ho pensato a come la protagonista di questa serie avrebbe parlato di questa trasformazione se ad aver subito questa grande modifica fisica fosse stata lei: così ho realizzato che tante volte nella vita passiamo davvero troppo tempo a guardare tutto quello che non possiamo più avere indietro: come magari la nostra fisicità o magari certe nostre capacità fisiche o mentali, ad esempio con il tempo a volte la memoria peggiora, oltre ovviamente a tutte le trasformazioni fisiche che sono dovute al passare degli anni. E mi sono fatta una domanda: e se invece guardassimo a queste trasformazioni, a questi cambiamenti non come ad uno momento in cui noi abbiamo perso qualcosa, ma piuttosto come una condizione che ci ha portato ad acquisire nuove capacità e competenze fino ad arrivare ad ad una versione nuova di noi? Cioè ho pensato cosa succederebbe se invece di rimpiangere sempre il passato - che comunque non può tornare a meno a volte di sottoporsi a degli interventi di chirurgia estetica anche troppo invasivi -guardassimo avanti? Cosa succederebbe insomma se anziché vedere quel cambiamento come una perdita lo vedessimo come un regalo, come la possibilità di essere dei nuovi noi? Così come la sua condizione sociale in Becoming a God cambia quando il marito esce dalla sua vita e la protagonista non si guarda più indietro ma coglie quella mancanza, quella trasformazione come spinta per creare qualcosa di nuovo. Quel cambiamento diventa una leva per trovare una nuova Kirsten Dunst a livello professionale e condizione sociale. Penso che questa sia la chiave per accogliere il cambiamento nella nostra vita specialmente quei cambiamenti che possiamo definire inevitabili, ma forse in fondo tutti i cambiamenti lo sono. Per non doversi sempre guardare indietro e per non dover vivere sempre con la nostalgia di qualcosa che non può tornare.
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