Nell'ultimo periodo mi sono trovata ad avere a che fare con l'espressione "mettersi in gioco". C'è Chi sostiene che la nostra vita sia un grande sogno oppure un grande gioco in cui ognuno di noi sceglie un ruolo e lo interpreta per arrivare ad un obiettivo che si è prefissato prima di incarnarsi. Sei il linguaggio è il modo in cui noi ci figuriamo, rappresentiamo e diamo un significato alla realtà allora anche il linguaggio stesso ci parla di questa dimensione della realtà e della vita.Così le 'espressioni" mettersi in gioco " "mettere in gioco" " fare il doppio gioco" "gioco scorretto" ci danno l'idea di quanto sia forte questa dimensione del giocare, dell' interpretare un ruolo nella realtà, del giocare con ciò che ci succede. Se poi a questa espressione aggiungiamo l'utilizzo della parola "gioco" in alcune lingue come l'inglese e il francese allora questa possibilità semantica e del reale diventano assolutamente concrete. Anche in inglese e in francese infatti si dice "play a role", "jouer un rôle" (let. giocare un ruolo) per identificare quelle situazioni in cui si gioca con la realtà interpretando una parte, in cui si gioca con ciò che ci succede. La cosa interessante è che nel dizionario italiano l'espressione mettersi in gioco viene tradotta con rischiare e il termine rischio ha un'accezione negativa in italiano anche se etimologicamente parlando la parola rischio è legata al concetto di destino e di scelta e di passo fatto in una dimensione poco certa. E se la lingua italiana è il contenitore dove la nostra idea di realtà trova spazio allora nel contenitore" lingua italiana " e francese e inglese l'idea del gioco è molto ben radicata, anche se poi magari di fatto ce lo siamo dimenticati . Eppure questa dimensione è dentro di noi in profondità nelle nostre cellule e allora perché non giocare non continuare a giocare con il destino che ci siamo scelti?
L’abbandono ti ucciderà. Ti farà venire voglia di morire e se lo lasci fare ti aprirà alla forma più radicale di amore per te stesso. Distruggerà i sogni d’amore della tua infanzia, sì, ma presto scoprirai che questo amore non è stato mai fuori di te. Ora, il tuo respiro è la tua casa e la presenza è il tuo santuario, e la vita stessa è il tuo amante più grande e amico e maestro. Non c’è nessun abbandono Qui nella Sorgente. Tu sei ciò che rimane quando tutto è perduto. JEFF FOSTER
Commenti
Posta un commento