Da circa un mese mi sembra che i miei giorni siano tutti uguali. Mi sveglio al mattino, bevo un caffè, leggo la stampa. Trovo ogni modo per riempire il tempo. Riempire. Come se fosse un enorme spazio vuoto a cui dare un senso.
Mi affaccio dalla finestra che da sulla strada cerco un segno di vita, qualcosa che non sia solo asfalto o palazzi o vie senza nessuno.
La primavera è sbocciata, impertinente e senza ritegno di noi che dobbiamo rimanere a casa. Conosco ogni palazzo di fronte a me. Ne ho scrutato ogni balcone, ogni finestra, ogni tapparella. Ho guardato i cartelli "Andrà tutto bene", le bandiere dell'Italia (come se attendessimo i mondiali, come se tifassimo per noi come popolo), ho scorto i panni stessi, i colori, le stoffe e ho immaginato un sacco di storie su chi li indossa, sulle famiglie che abitano i palazzi, sulle vite dei miei dirimpettai. Che lavoro faranno? Cosa sperano? Cosa desiderano? Cosa temono? È sempre bello immaginare, sognare. Ivano Fossati dice "i sognatori si svegliano a primavera" forse è davvero così. Anche se stavolta è un risveglio forzato. Una creatività coatta tra le mura domestiche, in un bilocale magari. Sognare è un po' come poter viaggiare, come vivere altre vite ma a costo zero e potersele inventare, senza avere conseguenze e poterne uscire quando si vuole. Potersele scegliere quelle vite, in ogni singolo dettaglio.
Ho guardato occhi oltre le mascherine ed altri li ho evitati. Perché a volte hai talmente paura che persino lo sguardo ti sembra un contatto da evitare.
Ed uscire sembra una bellissima trasgressione, duecento metri di libertà ribelle. Mentre temiamo la morte e perché la temiamo forse stiamo diventando più attenti a vivere. Devo ancora capire cosa mi sta insegnando questo periodo. Cosa sto imparando da questi gg che sembrano uguali, da queste domeniche che si susseguono come se fosse una vacanza eterna. Ma una vacanza dove non c'è partenza solo immobilità. Una pausa di vita rarefatta e solitaria. Con la sera che pare uno spettro senza colori, senza suoni.
Forse c'è qualcuno per cui la vita non è cambiata gran che. Penso alle persone anziane che già prima di questa quarantena non erano solite uscire molto.
Sembra un rimescolamento della mia vita, sembra un po' come Natale o come Ferragosto due momenti dell'anno in cui ci si ferma e si pensa a cosa abbiamo combinato, attraversato, vissuto. Cosa ci manca, come sarebbe stato meglio comportarsi in una data occasione, si pensa alle persone lontane che non possiamo vedere, incontrare abbracciare.
Questo periodo finirà è certo. E allora i sognatori non solo si sveglieranno in primavera ma la vivranno da vicino. E anche tutti gli altri.
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