Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva.

Sento che è indispensabile affiancare alla pratica della compassione quella di mudita, la gioia per la gioia dell'altro, di cui avremmo così tanto bisogno per curare le nascostissime ferite dell'invidia e della gelosia, che hanno tanto bisogno invece di venire alla luce,  per non essere agite mascherate da tutt'altro.
È importante scoprire che la capienza del cuore può ampliarsi, che esistono pratiche che sono come una ginnastica per il cuore e che ci insegnano [...] il bene perfino di chi ci ha fatto del male, perché probabilmente è stata la sua sofferenza a farlo agire ciecamente e augurargli di non soffrire è augurargli di uscire dall'ignoranza, e augurare il bene a tutti e due senza che significhi condonarne l'azione, nè negare la ferita. E' dare una possibilità di venire alla luce a tutto quello che tenevamo stretto e nascosto, permettendoci di sentire la rabbia, il rancore, l'odio, il desiderio di vendetta e lasciando che si trasformino, nell'ospitalità del cuore senza giudizi e senza fretta. La pratica della compassione fa affiorare il nostro buio e solo così possiamo prendercene cura, scoprirci responsabili di quello che facciamo dei nostri pensieri e delle nostre negazioni di tanta parte di noi che ha bisogno di pronto soccorso, non di condanna.
[...]
È importantissimo saper augurare agli altri la buona riuscita, il successo, perché è la cura della nostra celata, imprevedibile invidia. Sappiamo che il successo non vale molto, che può rivelarsi un danno e ha comunque ha le sue radici nell'illusione, ma essere riconosciuti è una gioia vera: e così augurare a qualcuno che il successo possa durare è come diventare spazzini del proprio cuore.Chi è contento può augurare la gioia agli altri, chi non lo è deve prima occuparsi della sua contentezza.

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