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Monologo di bordo e piccole consapevolezze

Negli ultimi giorni ho avvertito un profondo senso di solitudine. Mi sono sentita dimenticata, allontanata, non amata. Una sensazione che mi è arrivata così da non so dove, accompagnata da nulla di reale. Capita. Ci si sente vuoti nella pancia, si avverte freddo, ci si sente piccoli.
Giorni di piccole consapevolezze: ogni giorno perdo sempre piu qualcuno di importante. Ogni giorno un po' di più. Eppure no. Perché mentre perdiamo qualcosa si accumula il ricordo di quel qualcuno, si sommano i momenti, si mettono da parte per l'inverno. Si perdono ruoli, non sono più una figlia e maschere forse, pezzi di ego e di identità. Ci si sgretola un po' come il tempo fa con gli oggetti, come le tarme con i mobili, smettiamo di essere chi siamo stati fino ad allora e forse, con un po' di pazienza e coraggio, ci ricostruiamo.

Sono un'allieva della poesia, la strada di chi sa guardare i sentimenti, di chi lecca le emozioni come si fa con i gusti del gelato mentre vedi che si scioglie lo tiri via con la lingua, l'assapori, diventa parte di te.
E poi la paura mi insegna. La paura che fa novanta nella smorfia e sai perché? Perché è grande come l'ultimo dei numeri . Scegli cosa desideri o scegli di evitare quello che temi? Ho scelto per correre via da situazioni, persone, momenti. 
Ma la paura è preziosa come una perla: dura, tonda, accecante. 

E silenzio. Un silenzio che è assenza, mancanza di rumore, di spazio. Silenzio che è lo spazio della vita, il luogo in cui dimorare.
E donna come grande Mistero. Come coppa che accoglie il vino, come grembo della vita, come possibilità creativa. Come la storia che abita dentro ogni donna come anello tra noi ed il divino.

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