In questi giorni ho sentito molto forte questa luna nuova in Bilancia e Giove in Ariete. Si tratta di due archetipi, due schemi anche comportamentali in cui forse ciascuno di noi può riconoscersi. Valutare, soppesare, vedere i due lati della stessa medaglia è tipico della Bilancia, l'arbitro dello zodiaco mentre agire, fare, andare invece è tipico dell'Ariete che è il segno con cui tutti i dodici segni iniziano. Credo che tutti - anche chi non crede nell'oroscopo né all'astrologia - abbiamo bisogno di imparare qualcosa da ognuno di loro. A guardare con attenzione la nostra vita e poi a scegliere ciò che è meglio per noi. Alcune cose del mio passato sono ritornate a galla in questo periodo. Le ho superate tutte? Non credo ma ho fatto un passo un po' più in là. A voi è andata meglio? Avete lasciato andare il vecchio e abbracciato il nuovo?
Ho compreso quanto sia stato importante per me essere amata e approvata dal mondo ma al contempo ho compreso con estrema chiarezza che non tutti possono amarci ..perché ostinarsi a cercare la nostra immagine in uno specchio che non può restituircela intera? Da chi abbiamo bisogno di essere visti?
Fare pace con il vuoto.
Qualche anno fa ho visto un quadro intitolato " Lo spazio": c'era una barca colorata in mezzo ad una distesa di acqua. Ho chiesto all'autore cosa desiderasse rappresentare e mi ha detto "spazi aperti". A me il colore chiaro dell'acqua e quell'imbarcazione senza nessuno dentro avevano trasmesso una profonda solitudine. Lui continuava invece a dirmi che per lui quella era l'espressione della libertà. Mi aveva colpito l'idea che le percezioni di una stessa cosa possono essere diametralmente diverse per ciascuno. Ma noi stessi siamo in grado di fare uno switch se vogliamo, di vedere le nostre paura come degli interruttori che fanno luce su delle possibilità magari inesplorate.
In questo ultimo periodo sto facendo pace con i vuoti, i silenzi, le attese, gli appuntamenti cancellati e sto arrivando a capire che non tutto deve essere colmato per forza, che un vuoto può essere uno spazio di apertura, una cassa di risonanza e non un "pieno" mancato. Non ho bisogno di riempire sempre i vuoti per non sentire. A volte il vuoto è del tempo per me, uno spazio di ascolto, una pausa in cui sostare. Sostare: so stare. E mi accorgo quanto sia importante sostare, saper stare in quello che c'è, bello o brutto che sia. Dieci minuti magari non tanto semplici in cui non guardo il telefono, non ascolto musica, non leggo, non parlo. Sto. Ci avete mai provato? È un' allenamento per l'anima.
Conflitto
Insieme alla parola combattere l'etimologia del termine ci dice che c'è bisogno di qualcun altro perché il conflitto sia possibile: e qualcosa che si fa CON qualcuno. Il conflitto è un legame doppio che di fatto spesso non ci lascia liberi. Ma forse la chiave di tutto anche qui è lo spazio tra me e l'altro. Io riconosco te e ti lascio libero e tu riconosci me e mi restituisci la mia libertà.
Io onoro la tua volontà e tu onori la mia. È un po' come prima di ogni partita (e anche ad ogni partita conclusa) quando i giocatori si salutano e si stringono le mani. Solo che li è un gioco ed è la competizione che prevede lo scontro (anche qui la parola inizia per "con"). Insomma l'altro è spesso necessario e rende possibile delle realtà che altrimenti non esisterebbero.
Però inizio a percepire che per tutto quello che desideriamo nella vita è sempre meglio andare verso qualcosa piuttosto che contro qualcosa: se voglio coltivare amore è meglio muoversi in questa direzione piuttosto che contro l'odio. Piuttosto che ridimensionare quello che non funziona credo sia meglio amplificare ciò che vogliamo vedere crescere, seminare realtà che ci possano rappresentare, cercare specchi che possano restituirci l'immagine di noi che ci assomiglia davvero, trovare luoghi di amore dove ci si possa soffermare, come forse avrebbe detto Frida Kahlo.
Commenti
Posta un commento