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Un piccolo passo del mio libro

Un estratto di "Con i miei occhi"

Mio padre era uno di quegli uomini convinti che dalle scarpe riesci a capire molto delle persone. Mi ricordo che mi aveva raccontato che quando era giovane aveva lasciato una ragazza molto bella per via delle scarpe che portava. Mi raccontò che erano delle scarpe a punta che tradivano una certa attenzione alla moda e all'esteriorità, forse una propensione alla frivolezza. Così aveva deciso che non poteva stare con una donna così attenta all'esteriorità, l’aveva ritenuta (a torto o a ragione) troppo superficiale. A 18 anni ha preso e se ne è andato via dalla Sicilia. Era un ragazzino. Il figlio maggiore e, forse per questo, cresciuto troppo in fretta Me lo immagino un po’ sperduto, con la sua piccola valigia marrone che se ne andava solo, magari con la testa bassa e infreddolito e partiva per la sua vita. Cosa avrà provato? Me lo immagino guardarsi attorno come faceva lui, con la sensazione di vuoto. Studiare l’universo intorno a lui. Sedersi su quel treno pieno di speranz...

Vivere con più vita

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  La morte ci rende solo più consapevoli. Quando mia madre è morta ho dovuto scegliere quale sarebbe stata la sua bara. E’ stato un momento tremendo, vero, di una realtà tagliente e concreta che da una parte stavo male dall’altro vedevo la sadica ironia della vita. “Perché devo fare io questa scelta per te mamma? Perché non mi hai lasciato un vademecum di cosa avresti voluto, come lo avresti voluto? Legno bianco, legno nero? Ma quanto deve costare una bara per essere degna di mia madre? E i fiori? Che fiori avresti voluto mamma? Bianchi? Rossi? Rose? Fiori di campo? “ E una parte di me stava in quella che mi sembrava una pantomima, una recita ai fini del grande business della morte, una parte di me diceva che aveva senso fare ogni scelta con cura, la cura dei dettagli che tanto mi piace (che poi dettagli non sono). “E volete la foto sulla bara? Una piccola miniatura in bianco e nero? E volete mettere il nome?” Ci chiedeva il tipo dell’impresa funebre con una semplicità e una...

Cos'è la Biodanza?

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  Cos'è la Biodanza? Sono anni che cerco di rispondere a questa domanda. È una danza? Si ma non solo, ha a che fare con la vita? Si ma non solo. È una meditazione? In qualche modo si, com i Dervishi rotanti connessi a cielo e terra ma non solo, è una forma di rappresentazione teatrale? Si ma non solo. Ci ho messo sette anni a capire che la Biodanza è una medicina. Non nel senso di una pillola che ti fa passare il mal di testa ma nel senso di una cura progressiva, costante nel tempo, a lungo rilascio. È una terapia, un cammino di guarigione che ti porta a conoscerti profondamente, incontrarti, incontrare l'altro. Tutto è possibile grazie alla musica, alla gestualità, ai movimenti, al contatto con i quattro elementi ( e con il quinto che tutti li racchiude e li tocca), con la vita dal suo inizio (il grembo materno ma anche la fonte di tutte le cose) fino alla sua fine. È un viaggio gioioso giocoso intenso dentro di noi e dentro la vita a contatto del nostro sentire celebrando og...

Seta: lasciatevi accarezzare dal Giappone

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 Il locale si chiama Seta forse perché entrare in questo posto è un po' come essere accarezzati da un tessuto morbidissimo o forse perché è come uno scrigno che nasconde qualcosa di splendido e di meraviglioso, che potrà trasformarsi come come fa il baco.  Due ragazzi lo gestiscono:lui sardo gentile, riservato, discreto lei pugliese di Fasano, il suo accento è come se raggruppasse il suono di tutti gli accenti del sud.  Il locale è un posto dove potrete fare brunch, merenda, aperitivo ci sono bevande a base di the macha, caffè in infusione, troverete dolci ma anche ravioli. La cucina giapponese incontra la cucina sarda e quella cucina pugliese. Le cose che potete bere come il caffè ad esempio sono più bevande da meditazione, vanno assaporate, sorseggiate.  Le porcellane molto belle sono state realizzate a mano da una ragazza di Torino che però non le fa. All'interno ci sono molti libri alcuni sono in vendita e libri di Murakami: il richiamo al Giappone è fortissimo....

Sanazione

 E allora abbandonami non mi guardare non mi riconoscere. Continua a non guardarmi. Rifiutami. È qui che mi serve stare. Respiro qui. In questa nebbia densa e grigia del mio petto. Tra il dolore, la frenesia e la fretta di essere vista. Ma perché? Perché tu possa non vedermi. Possa abbandonarmi, possa fare sì che io senta questa solitudine che mi brucia tra il petto e lo stomaco. Perché mi occorre vedere che sono io l'unica che può non abbandonarmi. L'unica che può salvarmi. Che l'unica che devo imparare a starci insieme. Non fuori ma dentro. Non gli altri ma io. Sto con me. Stai con te.  Non sei la tua ferita. Sei coscienza eterna e consapevole. Sei ampio, sei grande, immensa. Sei di più di così. Di più dei tuoi genitori. Di più del tuo nome, della tua storia, della tua famiglia. Scegli tu. Puoi farlo. Solo tu puoi salvarti e poi amico mio, amica mio vi svelo un segreto. Non hai bisogno di essere salvata, non hai bisogno di essere guarita. La salvezza sei tu. La guarigione...

Le Altalene: un post per sognatori

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  Questa è una libreria, un luogo di incontri per famiglie, per mamme e bambini, per bambini. Una delle proprietarie è una ragazza con un accento romano molto riconoscibile mi racconta che questo posto è nato sette anni fa (io ne ho scoperto l’esistenza solo da un anno) e l’ha aperto lei con una ragazza calabrese che ha conosciuto ad un corso qui a Torino. Si chiama Le altalene e dentro c’è proprio una piccola altalena di legno funzionante e tantissime idee. Magneti, illustrazioni, segnalibri, libri, un angolo con degli snack anche senza glutine, caffè, cialde di caffè e tante ispirazioni per pensare, sognare, viaggiare con la fantasia.   A parlarvene mi fa pensare alla canzone Imagine: you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one. A chi dice che siete troppo sognatori per questo mondo, a chi non sa sognare, a chi ha bisogno di incontrare il bambino dentro di se, a chi vuole far giocare i propri figli. Nella parte esterna c’è un dehor molto carino con un frigo giallo ...

Che cos'è la Sicilia?

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  Pirandello diceva che le parole sono vuote. Come dei contenitori di significato in cui ognuno inserisce il suo significato. E che per questo si trattava di strumenti imprecisi per descrivere e significare il mondo. Ho sempre dato grande valore alle parole: alle mie e anche a quelle degli altri. Pertanto faccio davvero fatica a sposare la tesi di Pirandello. Eppure penso che ogni tanto sia vero. Le parole non possono descrivere tutto. Non possono sempre dare voce ad un emozione pura profonda viscerale.. eppure sono uno dei mezzi che ci è stato dato per comunicare all'esterno di noi e quindi come mezzo va usato con coscienza rispetto e amore. Tempo fa in un altro libro che mi è capitato tra mani diciamo così, qualcuno sosteneva che le parole sono importanti soprattutto quando le usiamo per comunicare cose indicibili. E pertanto eccomi qui. Di fronte all indicibile spinta di venire in Sicilia, luogo dal quale vi scrivo questo post. Come alcuni di voi sapranno forse per il fatto ch...

La realtà delle cose

 Questo è stato un anno davvero complesso. Mia madre è morta poco più di un anno fa alla fine di una malattia tremenda ed inesorabile che mi ha consegnato una madre diversa con cui ho fatto tanta fatica a legare, che da tenere vicina era difficile. Mia madre bellissima, la mente, la più arguta, l'invincibile donna dall'anima di cristallo è diventata una bimba magra e piccolina, sempre forte ma in un modo che non conoscevo. Questa malattia si è portata via la mia infanzia, le mie certezze anche l'immagine che mia madre sapeva restituire di me. E forse alla fine comprenderò che è un bene così, ora non lo so. Ora fa solo male.. è un'enorme mancanza. Come un grande vuoto (spazio per me?) con cui devo fare i conti. So che c'è molto più di questo dietro a questo nostro salutarci, so che la morte non esiste, so un sacco di cose. Ma "sentirle" è un'altra cosa.  So che sono stufa di non parlarne, di fare finta che va bene, che è successo, che ero preparata..cer...