E mentre te ne vai, mentre questa malattia si porta via dei pezzi di te, di quello che sei stata io ti guardo da vicino e da lontano. E indosso un rossetto rosso acceso come facevi tu quando ero piccola, come fai ancora adesso. E vorrei poterti cullare piano piano dolcemente, come si fa con un bambino, come di certo avrai fatto tu con me un sacco di volte. E vorrei dirti che passerà tutto, passerà. Invece no. Non è possibile. E mentre mi sembra di perderti per sempre mi aggrappo a te, a quell'immagine perfetta che ho nella mente. A quella donna fortissima e bella, in cima a quei tacchi sottili. E spero di essere un pò come te, che quella forza tu me l'abbia trasmessa con l'esempio o tramandata in un pezzetto di DNA. E vorrei stringerti forte così da non poterti perdere, da non doverti perdere mai. Come se potessi trattenerti, congelarti in quello che sei. Ma non si può. E tutto scorre come in un fiume d'inverno l'acqua gelata e non si può fermare. Ma ancora sei qui e resto in quello che c'è, sto in quello che c'è ora e questa tristezza lontana e sottile la scaccio via, ci soffio sopra.
L’abbandono ti ucciderà. Ti farà venire voglia di morire e se lo lasci fare ti aprirà alla forma più radicale di amore per te stesso. Distruggerà i sogni d’amore della tua infanzia, sì, ma presto scoprirai che questo amore non è stato mai fuori di te. Ora, il tuo respiro è la tua casa e la presenza è il tuo santuario, e la vita stessa è il tuo amante più grande e amico e maestro. Non c’è nessun abbandono Qui nella Sorgente. Tu sei ciò che rimane quando tutto è perduto. JEFF FOSTER
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