Alcuni sostengono che il destino non esista e che quello che ci accade sia solo il succedersi di eventi casuali. Se è così siamo il risultato della casualità su di noi. Quello che siamo però non è solo il frutto di quegli avvenimenti casuali, quanto piuttosto il nostro modo di reagire a quell'insieme di eventi fortuiti. Siamo il risultato della nostra voglia di ricominciare, di mettere un punto e ripartire da zero. Di combattere per qualcosa, anche quando sembra che non ci sia più nulla per cui combattere. La differenza in questo mare di casualità che ci trasforma come l'acqua con i sassi del fiume è la capacita di cogliere delle occasioni in quelle casualità e di farne un punto di svolta nelle nostre vite.
Io comunque credo che un destino esista. Che ci sia un disegno. Che come nella "Storia infinita" ci sia un libro per ciascuno, una sorta di canovaccio. E che qualcuno lo legga e riesca a coglierne gli snodi narrativi nel momento in cui prendiamo delle decisioni.
Forse non scoprirò mai qual è la verità. Ma in fondo non è questo quello che conta.
Crescere, imparare, imparare su di me. Accettare le cose che non dipendono da me, su cui non ho potere. Accettare che spesso o forse sempre le cose non vanno come desideriamo noi. Ma dobbiamo imparare a seguire la corrente. Essere fiduciosi che ce la faremo comunque, che ce la faremo sempre. E per farcela dobbiamo a volte essere pronti a lasciare andare. E comprendere che davvero le cose possono cambiare ma che il cambiamento richiede tanta energia, forza e pazienza. Così che solo quando saremo davvero pronti a prendere una direzione la situazione intorno a noi sarà cambiata. E saranno i cambiamenti che si sono creati a renderci pronti ad inseguire quella direzione.
Quello che so è che scrivere è stato spesso negli ultimi tempi la mia ancora di salvezza, il mio sguardo rivolto al mondo, il mio sfogo. È parte di me, sono io sempre tra questi versi e questo strumento magico, eppure a volte vuoto, che è la parola. Io abito in quello che scrivo. E se la poesia etimologicamente significa "fare", faccio " cose" praticamente da sempre. Quindi la poesia anziché il posto del sottile e dell' impalpabile sembra invece essere l'origine di tutto. Alla fine conosciamo il mondo attraverso la nostra percezione di esso, attraverso il nostro modo di sentirlo, di esperirlo. E quindi forse i poeti e gli scrittori sono dei pionieri dell'invisibile, del percepito. Di tutto ciò che forse ancora non è ma potrebbe essere.
Il mio consiglio è quindi di seguire la corrente ma di trovare quello che è veramente vostro e non lasciarlo mai. E di seguirlo, ovunque vi porti.
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