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Senza relazione non c'è educazione

 

Il 17 aprile in Piazza Castello a Torino si è svolta una manifestazione sulla formazione scolastica dal nome “ Quaderni all’aria”. Mamme, papà, insegnanti, educatori, liberi pensatori sono scesi in piazza contro la didattica a distanza, contro una scuola non in presenza, contro un’educazione a distanza.


Ai partecipanti veniva distribuito un volantino che diceva “la Dad ha privato insegnanti ed alunni dei riscontri che provengono dagli occhi, dai sospiri, dalle risate, dallo stupore: non esiste educazione senza relazione. La scuola tradizionale è diventata presidio informatico, riducendo l’apprendimento a mero nozionismo e trascurando la dimensione sociale ed emotiva”.

Il termine Dad è un neologismo come tante altre parole che sono state create ad hoc per descrivere quello che il mondo ha vissuto negli ultimi due anni: lockdown, Fad, ad esempio.

Tuttavia oltre alla modifica della lingua italiana, permeabile alle culture straniere ed essenzialmente esterofila, si è pensato alle conseguenze che questa trasformazione avrà a lungo termine sulla formazione degli studenti, sulla capacità di relazionarsi con gli altri?

Non c’è educazione senza relazione: mi viene in mente quanto fosse importante ai tempi dei greci la relazione con il proprio allievo per l’insegnante: i peripatetici trascorrevano ore, pomeriggi a confrontarsi con chi studiava, a passeggiare, uno a fianco all’ altro. Si creava una vera e propria relazione, una connessione profonda. Si riteneva che fosse quella connessione a rendere possibile e ad aumentare la capacità e la possibilità di apprendimento dell’allievo. In effetti il cervello funziona allo stesso modo: sono le connessioni tra le cellule neuronali a rendere possibile la diffusione di un'informazione tra una parte all’altra del cervello: perché per gli esseri umani dovrebbe essere diverso?

Tra le persone che sono intervenute in piazza c’era Silvia Salese, psicologa clinica e e coautrice del comunicato psi che potete leggere qui.

Si tratta di un gruppo di professionisti, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri che hanno sposato il comunicato summenzionato che tra le altre cose dice che il lockdown ha delle conseguenze quali: isolamento, sintomi depressivi,controllo individuale e sociale, overdose tecnologica e sviluppo dei minori e crescita dei minori compromessi:

sul comunicato si legge: La natura umana è intrinsecamente relazionale e il nostro cervello si sviluppa solo grazie a relazioni di una certa natura. Le relazioni familiari quanto quelle sociali, per potersi strutturare ed evolvere, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di poter essere vissute con fiducia, e non con sospetto o paura. Ogni surrogato tecnologico in tal senso, sarà sempre deficitario. 

Instillare nelle persone, e ancora di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile” di cui il prossimo può essere portatore, equivale ad impoverire od annichilire ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento; equivale in sostanza a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice”.

Il 17 aprile sono stati organizzati dei laboratori all’aria aperta per ripensare a servizi educativi che facilitino la relazione, la connessione tra persone, il senso di comunità compromesso dalla Dad, dai lockdown, dalla distanza che si è creata tra le persone. Tra questi mi ha colpito particolarmente un cartello che diceva “Vicini è più bello”. 


E questo mi ha fatto pensare agli abbracci che è uno dei modi per avvicinarsi all’altro, per sentire la vicinanza. Nicoletta Berardi, Professore Ordinario di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l’Università di Firenze e ricercatrice presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, in questa intervista con lo psicologo e psicoterapeuta Luca Mazzucchelli sostiene che il contatto fisico tra neonati e madri potenzia lo sviluppo cerebrale dei bambini. Ora l’evento del 17 aprile non riguardava i neonati ma i ragazzi che vanno già a scuola: non credete che la distanza fisica, oltre che emotiva abbia un impatto sullo sviluppo cerebrale degli studenti? E se sì, siete disposti a lasciare che questo continui ad accadere? Siete disposti a lasciare questa eredità ai vostri figli e/o forse ai vostri nipoti?

Ringrazio chi ha avuto il coraggio di questi quaderni all’aria aperta perché oltre all’aria anche la mente dovrebbe essere aperta ad una realtà che potrebbe seriamente compromettere la qualità di vita dei nostri figli e/o dei nostri nipoti e di noi tutti.


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