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Recensione musicale Erem Davi Q, Un sogno diventato irrealtà

Un album dal contenuto corposo che rischia di far perdere il pubblico in uno spazio senza cornice e senza limite


Quattordici brani molto orecchiabili e no accattivanti: a tratti rimandano ai Subsonica e ad i Finley ("Equilibri-Squilibri"), a tratti ad atmosfere anni '70 ("Levin"). Alcuni sono costruiti intorno a delle tematiche quali la paura di vincere, di raggiungere i propri sogni ("L'impressione che ho"), il desiderio di oltrepassare i propri limiti ("I miei eroi"), mentre altre canzoni sembrano essere solo un gioco stilistico ("Prima di Venire", in cui il cantante ripete costantemente la frase “Non mi ritrovo, sono irrazionale” o "Pensieri violenti", che termina con uno sparo). In generale, il filo che lega tutti i pezzi è la difficoltà di associazione tra titoli e contenuti come se, pur essendoci dei temi riconoscibili, all'album mancasse una cornice di riferimento, con il rischio di rendere complicato delineare con esattezza “Un sogno diventato irrealtà”. Ma in effetti i sogni sono, per definizione, difficili da inquadrare. Se se si tiene conto della spiegazione che il gruppo dà del proprio lavoro musicale, si può affermare che il senso non sta nella cornice, nel titolo, nella singola canzone ma piuttosto nell'insieme dei brani inteso come unione di testi, musiche e significati. Infatti gli Erem Davi Q sostengono che sia la globalità, l'insieme delle cose a dare un senso alla realtà e all'arte. Così alla costruzione del senso di questa serie di brani concorrono molti elementi diversi (pubblico incluso) che, nella loro concezione del mondo, non possono prescindere uno dall'altro e che proprio nell'insieme rendono l'idea di come la realtà sia vissuta e concepita dalla band. In definitiva la prima impressione è confermata: gli Erem Davi Q hanno molto da dire e lo fanno strizzando l'occhio al pubblico. Ma in quanti saranno disposti a rischiare di ritrovarsi protagonisti in un sogno così poco afferrabile?

Recensito nel 2014 sulla rivista Rockit

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